GIORNATA DELLA MEMORIA “QUESTIONE MERIDIONALE”
Motivazioni
La scomparsa della questione meridionale dall’agenda politica e il progressivo e radicale peggioramento della situazione sociale, ambientale, economica di tutto il Mezzogiorno ci impegna a istituire LA GIORNATA DELLA MEMORIA “QUESTIONE MERIDIONALE”, in sintonia con le prerogative sancite riconosciute da quella sussidiarietà orizzontale sancita nell’art. 118 della Costituzione.
Ha ricevuto i riconoscimenti con le medaglie e targhe del Presidente della Repubblica Italiana, della Camera dei Deputati e del Senato. I Patrocini del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno, del MiBACT, del Ministero dell’Ambiente, della SVIMEZ, delle regioni Campania, Basilicata, Puglia, dei Comuni di Eboli, Matera, Grassano, Aliano, Buccino, Università Federico II, Università di Salerno, DMI Università di Perugia, Fondazione Carlo levi, Fondazione Matera 2019 open future, Fondazione De Beaumont- Bonelli, Fondazione MiDa, Fondazione Leonardo Sinisgalli, Fondazione Giorgio Amendola, Osservatorio Romano per i Fondo Europei.
L’evento nasce dalla constatazione che negli ultimi anni la discussione culturale e politica sui divari territoriali di sviluppo e sulle prospettive di crescita del Sud, registrano una forte e pericolosa involuzione.
Si costata una notevole caduta d’interesse nello studio e negli approfondimenti tesi a comprendere le dinamiche economiche, sociali e politiche delle regioni del Sud.
Studi frutto di contributi qualificati e idonei a descrivere la realtà meridionale con le sue luci e le sue ombre.
La narrazione prevalente di tutto il Sud è sovente strumentalmente riducibile alla tragedia napoletana dei rifiuti.
Economisti del pensiero unico neoclassico fortemente svalutati dal fallimento delle politiche ispirate a queste teorie (fallimento dell’austerità espansiva che ha fatto crescere di 30 punti il rapporto debito/pil in tre anni e generato una disoccupazione passata dal 6,5% del 2007 al 12,7% del corrente anno), ritrovano vigore e eco soprattutto su alcune testate nazionali unicamente quando argomentano sulla necessità di ridurre, in modo radicale i trasferimenti nazionali e comunitari al Sud.
Le vicende delittuose del Mo.S.E., di Expo e gli abnormi indebitamenti di comuni del nord con al primo posto il Comune di Torino in termine di debito pro-capite, disvelano una realtà completamente diversa.
Il teorema radicato nella pubblica opinione, in alcuni settori del mondo accademico e fra policy maker è che il Sud riceve ingentissimi trasferimenti originati nel gettito fiscale delle regioni ricche e li sprecano.
Noi eviteremo di ricostruire a confutazione di questo teorema, attraverso una rappresentazione che parte dai fatti e non dagli stereotipi, dalle cifre e non dai pregiudizi e i sentiti dire.
Alcuni riferimenti, però, è doveroso farli e per tutti in questo disimpegno che origina quasi 20 anni fa ma diventa preoccupante dal 2009.
Da inizio crisi, una cifra pari a 4 mld di euro di fonte Fas ha finanziato il Fondo Ammortizzatori Sociali, altri 16,4 mld il Fondo Infrastrutture e il Fondo a sostegno della economia reale e ancora, finanziamento spesa corrente società Tirrenia, Fs, Trenitalia, ricostruzione Abruzzo, G8 Sardegna (poi svoltosi altrove) deficit comuni di Roma e Catania.
Un totale di 23,6 mld di euro è stato dirottato dal Mezzogiorno ad altra finalità.
Ma la giornata della memoria, non vuole stimolare autocommiserazioni e pelosi pietismi, ma recuperare, attraverso inedita documentazione recuperata negli archivi di Stato, accadimenti e letture che la storiografia ufficiale ha omesso di cercare, restituendo alla Storia del Mezzogiorno almeno l’onore di uno sforzo di oggettività che faccia perno sul principio di giustizia e interpreti i fatti con l’etica della responsabilità.
La giornata inoltre, vuole suscitare una riflessione sugli indicatori economici e sociali e sul fallimento di un modello di sviluppo che ha scientemente e colpevolmente evitato di fare riferimento alle vocazioni del Mezzogiorno.
In una fase socialmente tragica della storia dei paesi europei aderenti all’eurozona, immersi in una crisi con i mutui sub prime, continuata con il crollo di Lehman e altre banche anglosassoni e trasferita alla intera Europa e in particolare ai paesi del Sud dell’eurozona.
La fine di questa crisi non si intravede e, coi vincoli di finanza pubblica (Fiscal Compact, Two Pack e Six Pack) che generano effetti devastanti soprattutto nel Sud, relativamente all’Italia, discutere di un modello di specializzazione che abbia come drivers l’agroalimentare, la creazione di una filiera intorno alle tecnologie di decarbonizzazione dell’economia, la logistica legata alla creazione della catena del valore collegata ai porti e alle colpevolmente abbandonate Autostrade del mare delle reti Ten – T, la rigenerazione dagli Allegati infrastrutture agli attuali Def (DPEF di prima) ci appare compito doveroso e impellente.
I drivers citati, sono coerenti con la programmazione comunitaria e segnatamente col pacchetto Energia – Clima che l’UE ha approvato nel gennaio 2013 e con le tendenze globali intorno al fenomeno del land grabbing.
Gli strumenti operativi, dovranno essere, a causa dei vincoli esterni di finanza pubblica, necessariamente le risorse comunitarie congiunti a semplificazioni procedurali che ne accelerino l’iter con le emergenze sociali ed economiche del Mezzogiorno.
Curriculum Giornata della Questione Meridionale
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